È uno dei fenomeni che hanno preso più piede nel corso degli ultimi tempi. Stiamo parlando delle pit bike che, da sconosciute fino a qualche decina di anni fa, ora sono diventati molto più che un semplice divertimento, con decine e decine di piloti che si sfidano in pista in campionati appositamente creati a questi mezzi a due ruote.
Rispetto a quello che in tanti pensano, le pit bike non sono né dei giocattoli dedicati ai bambini, né delle moto in miniatura. Si tratta di vere e proprie moto da cross sotto ogni aspetto, tranne ovviamente quello delle dimensioni: sì, perché rispetto ad una moto da cross normale, le pit bike sono più piccole di circa il 30%. E anche il costo è inferiore ovviamente: spesso vengono usate non solo per affrontare tornei, ma anche solamente per divertirsi in compagnia dei propri amici.
I motori delle pit bike
Scopriamo subito uno dei principali elementi che caratterizzano queste moto da cross più piccole. Le motorizzazioni di queste moto, si spostano da 125 fino a 160cc e uno dei modelli più diffusi è rappresentato dalla Pit Bike 150. Sono numerose le piattaforme online in cui si possono trovare modelli di ogni tipo, con tanto di accessori e pure abbigliamento dedicato per chi ha imparato ad amare questa disciplina.
Le pit bike montano un propulsore a quattro tempi, con tanto di cilindro orizzontale e telaio a culla aperto, con gomme da 12 pollici per quanto riguarda le versioni motard, mentre quella anteriore è da 14 pollici nella versione da cross. Una moto tradizionale ha un costo che si aggira intorno a 8000 euro, mentre una pit bike professionale costa qualcosa come 3000 euro. In realtà, però, già con circa 1500-2000 euro c’è la possibilità di portarsi a casa una pit bike di tutto rispetto, sia dal punto di vista estetico che motoristico.
I motori presentano numerose caratteristiche in comune, anche per via del fatto che presentano le medesime dimensioni e identici attacchi. Questo aspetto è fondamentale, soprattutto per garantire sempre la massima compatibilità con i diversi telai, permettendo un alto livello di intercambiabilità.
Di conseguenza, capita spesso e volentieri che degli appassionati comprino una pitbike e poi provvedano alla sostituzione del propulsore. Si tratta di un intervento che non prevede particolari difficoltà, nemmeno dal punto di vista della durata, per chi ha un minimo di esperienza con questi mezzi.
Occhio alle gomme
Per riuscire a raggiungere le più alte performance possibili, ecco che c’è da prestare la massima attenzione alle gomme. Nell’universo delle pit bike da motard, nello specifico, sono molto diffuse tre marche di pneumatici su tutte le altre: si tratta di Dunlop, Sawa e PMT.
È fuor di dubbio che, fino a poco tempo fa, Dunlop rappresentava l’azienda più richiesta su tutti i vari tracciati, con la fornitura di gomme TT92 GP. Il grip è certamente bono, mentre la gomma da 120 riesce ad essere divertente anche quando viene montata sul cerchio da 1.85 al retrotreno. Dal punto di vista della resa chilometrica, però, c’è tanto ancora da sistemare, dato che gli indicatori di usura compaiono già dopo qualche giornata di pista.
Il marchio PMT è stato uno degli ultimi a sbarcare in questo mondo, ma attualmente non v’è dubbio che le sue slick sono le più apprezzate da parte dei piloti professionisti, soprattutto per via del loro rendimento garantito con entrambe le mescole a disposizione, ovvero quella morbida e quella media.
Certo, l’usura si fa sentire presto, ma si tratta di uno svantaggio che viene riequilibrato subito dal grip, veramente pazzesco, che queste gomme riescono a garantire. PMT, negli ultimi anni, è diventato il brand numero uno per quanto riguarda la produzione di pneumatici per minimoto. Sawa, invece, propone pneumatici dal grip super e con una durata superiore rispetto alle altre: anche in questo caso, sono due le mescole proposte, ovvero morbida e media.